La posta in gioco secondo Diotallevi

14/10/2010 

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Il processo, l¿agenda, l¿attualità. Tre nodi fondamentali che assumono un significato diverso. Ne è convinto il sociologo Luca Diotallevi, vice presidente del Comitato Scientifico ed Organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani, intervenendo all¿apertura dei lavori. ¿Essere qui a Reggio Calabria per tutti noi significa che dobbiamo fare meglio ed ancora di più ¿ ha detto il sociologo -: contro la mafia, contro la camorra, contro la `ndrangheta e contro ogni forma di negazione della vita, plateale o nascosta, che uccida contemporaneamente corpo e mente, o che lasci sopravvivere per un po¿ un corpo privato di intelligenza e di volontà libere¿. Diotallevi ricorda tre passaggi cruciali definiti ¿critici¿ che di norma hanno scandito tutte le occasioni di discernimento che hanno caratterizzato l¿intera preparazione della Settimana Sociale di Reggio Calabria. Primo passaggio critico evidenziato dal sociologo è stata ¿la posta in gioco¿ che in questo momento ¿è l¿Italia ¿ ha detto -. Riconoscerlo con chiarezza non può che aiutare ogni passo successivo¿.
Il secondo passaggio è ¿la domanda necessaria¿ e cioè:¿Serve l¿Italia al bene comune?¿. La domanda è molto dura, ma l¿alternativa è un silenzio ipocrita e soprattutto una passiva accettazione dei processi di divaricazione in atto. ¿Noi dobbiamo invece lasciar risuonare una domanda tanto radicale; se serve, dobbiamo lasciare che scandalizzi e che ci scandalizzi ¿ ha proseguito Diotallevi -. Diversamente non si formerà alcuna determinazione pratica vera e salda¿. Da qui il terzo passaggio critico a cui ha fatto riferimento, cioè una ¿risposta provvisoria¿ che parte però proprio dal documento preparatorio che ha accompagnato tutto l¿itinerario di avvicinamento alla Settimana sociale.  ¿Se oggi ci permettiamo di mettere in discussione una agenda di speranza per il futuro  del Paese, facendo battere l¿accento su oggi e su speranza, e poi anche su futuro ¿ ha aggiunto Diotallevi – è perché non ci siamo sottratti al dovere di dirci le cose come stanno e di guardarle in faccia: di dirci qual è la posta in gioco, di chiederci se l¿Italia può servire al bene comune, di mettere a fuoco poche questioni: realistiche, precise, cruciali, prioritarie, non con la pretesa che siano conclusive, ma, al contrario, con la ragionevole convinzione che siano quelle da cui è possibile cominciare e, se serve, ri-cominciare¿.