I giovani,
un bene raro

13/09/2013 

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Entro il 2031 il numero di persone sole arriverà a superare gli 8,2 milioni di famiglie (un milione in più rispetto ad oggi), le coppie senza figli aumenteranno fino a 6,4 milioni, le coppie con figli, dopo un decennio di leggero incremento imboccheranno il sentiero della decrescita che le porterà, nell’arco dei 10 anni successivi, ad una perdita di circa 400 mila unità. Anche il numero dei nuclei monogenitore tenderà ad aumentare, raggiungendo circa 2,5 milioni di unità.
È la fotografia scattata da Gian Carlo Blangiardo, ordinario di scienze statistiche all’Università di Milano-Bicocca, che venerdì 13 è intervenuto alla 47° Settimana Sociale dei cattolici italiani. I numeri e i grafici presentati ai convegnisti che si sono ritrovati a Torino per riflettere sulla famiglia delineano uno scenario complesso e ne mostrano un orizzonte non troppo roseo per il futuro.
Nonostante l’importante contributo dell’immigrazione straniera, “la più grande sfida della popolazione italiana nei prossimi decenni sarà l’accentuarsi dell’invecchiamento demografico”. Un fenomeno, ha spiegato Blangiardo, “che si è già fortemente accresciuto nel recente passato e troverà nel futuro una formidabile spinta non solo per via dell’ulteriore prevedibile calo delle nascite (effetto fecondità) e della conquista di una vita più lunga (effetto di sopravvivenza), ma anche a seguito dell’ingresso tra gli anziani dei prossimi decenni di generazioni particolarmente numerose formatesi nel periodo che va dal termine della seconda guerra mondiale sino alla fine degli anni 60 (effetto strutturale)”. Tale fenomeno, ha aggiunto il docente, non è “affatto neutrale sul piano della spesa pubblica”. Esso infatti “avrà problematiche ricadute sul sistema di welfare dei prossimi decenni, in quanto sembra verosimile ipotizzare che questa nuova categoria di anziani potrà avere grosse difficoltà sul fronte pensionistico”.
“In una società dove i giovani tendono sempre più ed essere un bene raro”, ha sottolineato Blangiardo, si aggiunge la “fuga dei (giovani) cervelli”. “L’Italia è ormai diventata a tutti gli effetti un paese di immigrazione. Tuttavia – ha concluso – mentre migliaia di persone si spostano verso il suo territorio, un importante flusso di italiani, per lo più giovani, percorre il cammino inverso, cercando altrove quel lavoro e quella valorizzazione che il Paese sempre più difficilmente è in grado di offrire”.