La 48ª Settimana sociale dei cattolici in Italia “non si propone di essere un esercizio accademico di studio del tema e di comunicazione di nuove prospettive”; “non è un esercizio di ‘culturismo culturale’ per allenare il cervello, ma vuole lanciare proposte”. A ribadirlo è mons. Fabiano Longoni, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei, intervenuto il 23 febbraio a Firenze al seminario nazionale di pastorale sociale. “Il lavoro deve essere sempre più occasione per un umanesimo cristiano realizzato nella vita delle persone”, ha evidenziato Longoni, citando il mandato dei vescovi al Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali “affinché venga rilanciato il lavoro come ‘centro della questione sociale’”.
“Il lavoro che vogliamo – ha ricordato – è in fondo quello che la nostra Costituzione afferma in diversi articoli, un lavoro che permetta veramente a ognuno di contribuire allo sviluppo – si badi bene, non solo alla crescita economica – materiale e spirituale della nazione”. “Il lavoro che vogliamo – ha proseguito – è frutto dell’opera d’imprenditori, di cooperative, di organizzazioni sindacali, di amministrazioni a tutti i livelli che hanno scelto una modalità di lavoro, che va nella direzione del tema generale della Settimana, che dovrà essere imitata e diffusa. In fondo ‘il lavoro che vogliamo’ esiste già, è che non trova spazio che raramente sui media, dove invece, spesso, le patologie sono le uniche a emergere”. E allora, “le Settimane sociali nascono per proporre, non per lamentarsi, nascono per far conoscere eccellenze, nascono per far sì che i cattolici impegnati in economia e politica prendano spunto da un’interpretazione vitale e realistica della Dottrina sociale della Chiesa, attuata per stimolare l’intera nazione a fare propri, attraverso gli organismi preposti ai livelli politici ed economici, questi modelli positivi”.
Il seminario – oggi interamente dedicato al tema del lavoro – nella sua prima giornata ha visto una riflessione sul “conflitto” a tutti i livelli, che come cattolici non si può ignorare, ma va affrontato e superato per costruire bene comune: dall’ambito politico con la testimonianza di un sindaco, Franco Baldi, sull’accoglienza dei profughi, a quello della giustizia riparativa, di cui ha parlato padre Francesco Occhetta, senza dimenticare il conflitto interiore perché “mondo sociale e mondo interiore sono fortemente legati”, ha ricordato Giovanni Grandi.