Chiese del Sud, puntare sui giovani “atto di lucidità politica”

16/02/2017
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“Siamo convinti che far leva sui giovani sia un atto di lucidità politica, al quale non si vorranno e non si dovranno sottrarre le istituzioni centrali e regionali, deputate a creare le condizioni per incrementare l’occupazione al Sud”. Ad affermarlo, a nome di tutti i vescovi del Sud Italia, sono i presidenti delle Conferenze episcopali di Basilicata (mons. Salvatore Ligorio), Calabria (mons. Vincenzo Bertolone), Campania (card. Crescenzio Sepe), Puglia (mons. Francesco Cacucci), Sardegna (mons. Arrigo Miglio) e Sicilia (mons. Salvatore Gristina), promotori del convegno “Chiesa e lavoro. Quale futuro per i giovani nel Sud?” (Napoli, 8-9 febbraio), diffuso a conclusione dei lavori. Partendo dal riconoscimento della “penosa e drammatica congiuntura della perdita del lavoro, della disoccupazione, dell’angosciante delusione di larghe schiere di giovani, della pesante ricaduta sulle famiglie”, il testo rivolge l’attenzione ai giovani del Sud, costretti a “vivere in un contesto sociale che non favorisce l’inserimento nel mondo del lavoro e non offre prospettive incoraggianti”. Tuttavia, “in un momento di diffusa crisi sociale, di fronte alle difficoltà a trovare soluzioni e alle numerose contraddizioni degli adulti, non vi siete arresi”, scrivono i vescovi rivolti ai giovani meridionali che hanno “continuato a credere nel ruolo dello Stato e a sperare”. “Nonostante l’incertezza del domani – proseguono – non vi siete persi d’animo e avete cercato d’inventarvi nuove strade, anche quelle che portano fuori dalla propria terra. Con il rischio reale della desertificazione del Sud e della perdita di risorse umane fresche e di intelligenze. Ma tanti di voi hanno resistito e si sono anche attivati con coraggio e creatività. Per questo c’è da ammirarvi”.

Un “nuovo corso” che “sarà un atto di coraggio pastorale” è quello delineato dal messaggio dei vescovi. Questo “nuovo corso”, spiegano, si concretizzerà nel “coinvolgere i giovani, professionisti e lavoratori, direttamente nell’azione pastorale delle Chiese”, rendendola “più concreta e funzionale rispetto all’intera comunità e al bene comune, che dobbiamo difendere e promuovere dicendo e praticando anche un netto no alle mafie, alle illegalità, alla corruzione e alla violenza”.

Nel messaggio, i presuli rivolgono pure “un caloroso e pressante appello” alle istituzioni competenti “a intervenire con urgenza e concretezza, mediante politiche appropriate”, per “fare spazio alle nuove frontiere del lavoro, sviluppando modelli organizzativi in linea con l’evoluzione della società e della tecnologia”. “È immorale – proseguono i vescovi del Sud – mettere in piedi un modello di sviluppo che mortifica la dignità umana e trasforma il lavoro in una merce qualsiasi”, denunciando come “la società civile” per anni abbia “organizzato il suo benessere a scapito delle generazioni future, permettendosi un livello di vita al di sopra delle sue possibilità”.

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