“Occorre passare ad un modello di sviluppo nel quale economia e finanza operino a stretto contatto in favore dell’uomo e del lavoro, rimuovano le iniquità e le disparità oggi presenti e ne impediscano l’insorgenza con accorta e disinteressata azione precauzionale”. È quanto scrive il presidente di Convergenza Cristiana 3.0, Carlo Ranucci, in un documento redatto in vista della 48ª Settimana sociale dei cattolici italiani (Cagliari, 26-29 ottobre 2017). Per Ranucci, “il fattore lavoro è inscindibile dal fattore capitale che crea le condizioni per la sua più efficiente organizzazione, per la sua giusta remunerazione e spesso per la sua stessa creazione”. “Al giorno d’oggi si rileva una generale penuria di lavoro”, osserva il presidente, che invita anche a “porre l’accento sul perché oggi vi sia carenza di risorse finanziarie che non consentano una dignitosa retribuzione del lavoro in rapporto al numero dei richiedenti”. Le riflessioni di Ranucci si concentrano poi sul capitale privato e su quello pubblico: se il primo “viene largamente usato strumentalmente per scopi speculativi per incrementarne prioritariamente il valore nell’interesse esclusivo di coloro che lo possiedono”, per il secondo si registrano “impieghi impropri e non funzionali allo sviluppo economico e quindi incapaci di riflettersi positivamente sulla crescita produttiva e sulla creazione di posti di lavoro”. Per il presidente di Convergenza Cristiana 3.0, serve quindi un “patto sociale” per un progetto che in grado di superare “un sistema che ha mostrato inesorabilmente i suoi limiti in quanto non orientato al bene comune ma al perseguimento precipuo degli interessi di parte”.