Elisabetta Carrà:
“Legami, beni senza prezzo”

14/09/2013 

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Come rendere visibile la soggettività sociale della famiglia? “Attraverso l’associazionismo familiare” è la risposta che Elisabetta Carrà, del Centro di ateneo “Studi e ricerche sulla famiglia” dell’Università Cattolica, ha dato sabato 14 settembre alla platea dei milletrecento delegati alla 47ª Settimana sociale dei cattolici italiani.
“Non è sufficiente difendere la famiglia, è necessario agire per rafforzare le relazioni familiari e per promuovere le reti tra le famiglie”, ha aggiunto, chiedendo di passare dall’analisi all’azione. Tutte le forme di legame tra le famiglie – dai gruppi parrocchiali alle associazioni formalizzate e con grandi numeri – sono “beni relazionali”, esperienze dalle quali “derivano vantaggi notevoli per le famiglie che ne fanno parte e per le comunità a cui appartengono”.
Reti e associazioni familiari, ha precisato Carrà, “esprimono innanzitutto la capacità generativa della famiglia nella comunità”, che non si ha solo nella procreazione, ma pure “quando le famiglie si attivano per generare bene comune”.
In secondo luogo “dimostrano la vitalità della società civile che spinge verso un welfare sussidiario”: il benessere, in altri termini, non può essere garantito solo dallo Stato, ma nasce e si sviluppa in maniera ottimale con “la collaborazione attiva della società civile”, come già si sperimenta “in molti contesti di welfare locale che si sono aperti all’associazionismo familiare e hanno così mostrato la grande forza progettuale della famiglia”. Da ultimo, ha ricordato, “agiscono con un codice solidaristico, di prossimità”, oltremodo importante nel panorama odierno, perché permette di contrastare l’individualismo.