Gentili: “dobbiamo coltivare la vocazione di cercatori di lavoro”
“Il lavoro non lo porta la cicogna e non possiamo aspettarci che lo Stato o qualcuno ci dia il lavoro. Dobbiamo coltivare la vocazione di cercatori di lavoro”. Lo ha affermato Claudio Gentili, membro del Comitato scientifico e organizzatore della 48ª Settimana sociale dei cattolici italiani, presentando la sintesi della tavola rotonda “Giovani, scuola, formazione, lavoro” svoltasi questa mattina a Cagliari. “Non coltiviamo le vocazione a fare impresa”, ha ribadito Gentili, osservando che il “40% di disoccupazione giovanile non è frutto del ciclo economico ma del mismatch tra domanda è offerta di lavoro”. “Manca l’orientamento – ha proseguito – così come si investe poco sulla filiera Istruzione e formazione professionale (Ifp), istruzione tecnica (Its) e apprendistato”. Ma “l’educazione è un bene comune, l’inclusione è un vantaggio economico”. Gentili ha parlato positivamente degli incentivi all’imprese che assumo giovani nella Legge di bilancio, sottolineando l’importanza di “un’alternanza scuola-lavoro di qualità” e di un’“attenzione alla preparazione degli insegnanti”. Bisogna “mettere il lavoro al centro dell’apprendimento educativo”. E se “l’apprendistato è un potente strumento per contenere la disoccupazione giovanile” ancora poco sviluppato in Italia (3% contro il 23% della Germania), si registra “da Roma in giù una desertificazione della buona formazione professionale”. In un anno “si può passare da 23mila a 50mila persone coinvolte, con una somma di 35 milioni di euro in Legge di bilancio”. Bisogna anche “potenziare la formazione tecnica visto che nei prossimi anni 130-140mila dipendenti delle imprese tecniche andranno in pensione”. Serva inoltre “più raccordo università-impresa”. Una proposta emersa è quella della realizzazione di “centri di servizi e sportelli scuola-lavoro nelle parrocchie reinventando i lab-oratori”.
Miano: “riscoprire la partecipazione in relazione al mondo del lavoro che cambia”
“La partecipazione è un valore che dev’essere riscoperto anche in relazione al mondo del lavoro che cambia”. Lo ha affermato Franco Miano, membro del Comitato scientifico e organizzatore della 48ª Settimana sociale dei cattolici italiani, presentando la sintesi della tavola rotonda “Creare nuove opportunità di lavoro e di impresa” svoltasi questa mattina a Cagliari. Miano è ricorso a 4 coppie di parole per provare a rendere lo spaccato di quanto emerso. Innanzitutto “spazio aperto e ricerca”. “Rispetto all’uso delle nuove tecnologie, all’innovazione, alle macchine ci si può spaventare oppure ci si può mettere in grado di farne un uso buono. C’è incertezza, paura, ambivalenza” ma “bisogna stare in questo campo aperto e cercare di abitarlo con un di più di conoscenza e con una capacità di essere all’altezza della sfida, avendo chiaro che questo tempo ci chiede anche di riflettere su quelle che sono nuove tutele necessarie nel mondo del lavoro, e quindi su nuovi diritti e nuovi doveri”. Poi la coppia “locale e universale” che si riferisce a “territorio, italianità, economia della varietà”. “Questo si inserisce in un’ottica che è locale ma non è localistica, vive la prossimità nell’orizzonte della prospettiva globale in cui siamo”. C’è poi la coppia “comunità e partecipazione” con “l’importanza della legalità” visto che “il senso della comunità cresce nel rispetto della legalità”. Infine la coppia “senso e cura”. “Il lavoro richiama la dimensione della vocazione”, ha ricordato Miano, evidenziando la necessità della “riscoperta del lavoro di cura, che vanga valorizzato nell’ambito della legislazione e dell’attenzione delle istituzioni”. “Cura vuol dire prima di tutto passione – ha concluso – e rappresenta ingrediente fondamentale per la riscoperta del senso”.
Notarstefano: “in Italia esiste un giacimento di risorse che hanno bisogno di essere riconosciute come tali”
“In Italia esiste un giacimento di risorse che hanno bisogno di essere riconosciute come tali. Anche per questo abbiamo bisogno di una sguardo nuovo”. Lo ha affermato Giuseppe Notarstefano, membro del Comitato scientifico e organizzatore della 48ª Settimana sociale dei cattolici italiani, presentando la sintesi della tavola rotonda “Il senso del lavoro umano e le sfide dell’innovazione” svoltasi questa mattina a Cagliari. “C’è una grande consapevolezza, un desiderio di scommettersi e di mettersi in gioco, la voglia di continuare a tessere una rete che è già presente nei nostri mondi vitali”, ha osservato, aggiungendo che bisogna “continuare a tessere questa rete”. Rispetto alla “trasformazione culturale già in atto” c’è la necessità “attenzione alla formazione e all’accompagnamento, uno scambio intergenerazionale di competenze”. Notarstefano ha ricordato l’esperienza del progetto Policoro, l’impegno nella “cura dei beni comuni e dei beni confiscati”. L’impresa che si vuole realizzare – secondo i delegati a Cagliari – “dev’essere inclusiva verso giovani, donne, immigrati. Un’inclusione che non smarrisce la competitività delle imprese”. Ed è importante “umanizzare l’economia, restituire cioè una dimensione umana autentica necessaria per il cambio di paradigma, che è già all’opera”. È “un percorso che abbiamo sperimentato come possibile”, ha rilevato Notarstefano, facendo riferimento a “relazioni, connessioni, amicizia. Un dinamismo che va alimentato”. Per questo diventa sempre più importante un “investimento sulle persone e sulle relazioni”. “Chiediamo alla politica di accompagnare tutto questo”, ha aggiunto, senza dimenticare “gli ostacoli che costituiscono un vincolo allo sviluppo: burocrazia, armonizzazione fiscale, alla giustizia civile”. “Fare impresa oggi è una cosa bellissima, lo abbiamo visto dagli occhi degli imprenditori che abbiamo incontrato”, ha rilevato Notarstefano. “Ma è anche un’impresa che va incoraggiata”. “Vogliamo – ha concluso – un’impresa generativa, sostenibile, inclusiva”.