Si è tenuto a Prato il 20 marzo 2010 il seminario di studio in vista della celebrazione della 46a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani.
Di seguito la sintesi del lavoro svolto.
SALUTO
mons. Gastone Simoni (vescovo di Prato e delegato per la cultura e le comunicazioni sociali della Conferenza Episcopale Toscana)
PREGHIERA
mons. Fausto Tardelli (vescovo di San Miniato, segretario della Conferenza Episcopale Toscana delegato per la pastorale sociale, lavoro, giustizia, pace e conservazione del creato)
INTRODUZIONE
mons. Arrigo Miglio (vescovo di Ivrea e presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della Conferenza Episcopale italiana; presidente del Comitato Scientifico e Organizzatore delle Settimane Sociali)
PRIMA SESSIONE:
MODERATORE
Edoardo Patriarca (segretario del Comitato Scientifico Organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani)
RELAZIONI
p. Gianromano Gnesotto (direttore nazionale dell’Ufficio per gli immigrati e i profughi della Fondazione Migrantes)
I valori della giustizia, della legalità e della solidarietà sono punti di riferimento e traguardi di cui si sente l¿urgenza non solo per la realtà dell¿immigrazione, ma anche per l¿intera società, nel momento in cui in un numero crescente di settori se ne sente la mancanza e in una sorta d¿impotenza si trova rifugio nell¿assuefazione. La ¿società liquida¿ teorizzata da Zygmunt Bauman intacca questi stessi punti di riferimento.
Il mondo delle migrazioni s¿incarica di mostrare con più nitidezza l¿esigenza di coniugare questi stessi valori in nome del rispetto e della dignità della persona umana. Anche in questo caso le migrazioni sono una ¿cartina di tornasole¿ per denunciare una penuria valoriale, spesso una mancanza, che va ad incidere nella questione antropologica¿
Cecilia Corsi (docente di diritto pubblico alla Facoltà di scienze politiche dell’Università di Firenze)
La relazione mira ad offrire un quadro della condizione giuridica dello straniero nel nostro ordinamento. Fin dall¿antichità un tratto fondamentale del diritto è stato quello di ¿proteggere¿ quelli che appartenevano a una stessa comunità. Con le grandi dichiarazioni di fine `700, con i loro tratti di universalismo, molti dei diritti ivi sanciti sono stati intesi come garanzie per ogni individuo e non solo per il cittadino. Un ulteriore punto di svolta verso il riconoscimento e la tutela dei diritti dell’uomo si è avuto, poi, sul piano internazionale a partire soprattutto dalla seconda metà del XX secolo con l’approvazione della normativa di diritto umanitario. Oggi l¿appartenenza ad una comunità politica non è più l’unico elemento per individuare a chi riconoscere certi diritti, ma possono venire in rilievo altri criteri: il lavorare, il risiedere, talvolta anche la mera presenza in un territorio.
Andrea Valzania (ricercatore al dipartimento di scienza della politica e sociologia dell’Università di Firenze)
Nonostante all¿integrazione venga riconosciuto un ruolo così importante, non sempre è chiaro cosa si debba intendere con tale termine, date le numerose ambiguità e contraddizioni che ruotano intorno allo stesso concetto e che hanno interessato ed interessano la sua pratica. Sappiamo come lo straniero sia sempre stato, per definizione, un problema di centrale importanza nella costruzione di una comunità, rappresentando da un punto di vista sociologico l¿alterità per eccellenza, l¿ambivalenza della realtà sociale da cui rifuggire, il confronto con l¿altro che incute paura. Ciononostante, la ¿società dell¿incertezza¿ contemporanea sembra avere radicalizzato questo aspetto rafforzando una percezione della diversità come una sorta di tabù da rimuovere, creando una distanza sociale incolmabile in cui l¿alterità è solitamente percepita come una minaccia e riducendo, in modo fuorviante, il grande tema della convivenza sociale al tema della sicurezza.
Riccardo Moro (economista e direttore della Fondazione Giustizia e Solidarietà)
Differenziali di reddito e di benessere enormi rendono le migrazioni inarrestabili, mentre, sul fronte dell¿occupazione, gli stranieri non tolgono lavoro agli italiani, svolgono lavori che gli italiani non sono più disposti a fare e, anzi, con il reddito che guadagnano esercitano una domanda di consumi che altrimenti non esisterebbero. Questo comporta stimolo alla crescita e all¿occupazione, di cui beneficiano anche gli italiani. In secondo luogo gli stranieri pagano le tasse e usufruiscono delle prestazioni dello Stato meno degli italiani, sia perché accedono meno ani servizi, in particolare nella sanità, sia perché non riescono a godere degli sconti fiscali perché è più difficile per loro dimostrare di averne diritto. Inoltre è rilevante il contributo al sistema previdenziale.
Ci sono due livelli per intervenire. Da una parte la dimensione internazionale, poiché se un problema alla base è lo squilibrio tra Nord e Sud del mondo, allora occorre un¿agenda politica internazionale per agire sulle cause. A livello nazionale, invece, dobbiamo preparare un¿identità nuova, che nasce dall¿interazione dell¿identità italiana di oggi e di ieri e con quella dei nostri fratelli stranieri. A crearla davvero saranno i nostri figli che, figli di italiani o di stranieri, saranno italiani in un modo nuovo, che noi non sappiamo ancora immaginare.
Compito della chiesa, oltre alla denuncia sul piano politico, raccontando la verità, e oltre all¿accoglienza di chi fa fatica, è educare perché si capisca che gli stranieri sono un¿opportunità, non un pericolo, che sono persone e non braccia, che gettare ponti ¿ e attraversarli ¿ è possibile e fa crescere.
SECONDA SESSIONE:
NUOVE RESPONSABILITÀ DIRETTE E INDIRETTE E NUOVE PROSPETTIVE DI GIUSTIZIA
MODERATORE
Enrico Mongatti (Gruppo diocesano Crocevia)
TAVOLA ROTONDA
Immigrazione in Prato: esperienze a confronto
Contributo per la riflessione
CONCLUSIONI
Edoardo Patriarca (Comitato Scientifico Organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani)
di Francesco Rossi