Il Paese ha bisogno di giovani!

28/11/2011 

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Edoardo Patriarca, membro del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) già segretario del Comitato organizzatore delle Settimane Sociali di Reggio Calabria, ha risposto alle domande sul rapporto giovani-crisi alla luce della nuova formazione di Governo guidata dal professor Mario Monti.

 
 
Durante le ultime convocazioni per la formazione del nuovo Esecutivo tenute dal Primo Ministro Mario Monti, a sorpresa di molti, sono stati ascoltati anche i giovani e le donne. Come mai questa scelta? Realmente giovani e donne hanno un ruolo chiave in questa crisi?
 
«Partirei da un dato della realtà, che spiega il senso di queste convocazioni: il nostro Paese rispetto ad altri paesi europei vede due elementi di grande negatività. Da un lato abbiamo l’alto tasso di disoccupazione giovanile – un giovane su tre, tra i 18 e i 30 anni, è disoccupato, con percentuale altissima nel sud-Italia – mentre l’altro elemento di criticità poco raccontato è l’alta disoccupazione femminile (all’interno della categoria giovani, una su due non lavora). Sono due elementi che hanno contribuito alla crisi, in quanto, un Paese che non
investe sui suoi giovani e sulle donne è un Paese che volge al suo declino. Monti ha voluto lanciare il suo messaggio sottolineando il ruolo chiave di queste due categorie sociali, troppe volte messe in secondo piano e dalla politica e dall’imprenditoria italiana.»
 
Nonostante il cambio di governo, i giovani continuano a manifestare scendendo in piazza e mostrando il loro dissenso. Quali, secondo lei, le soluzioni da adottare in questo momento, per garantire un futuro giovane all’Italia?
 
«Se dovessi dare un consiglio a questi giovani che, legittimamente, manifestano suggerirei di individuare bene gli obiettivi, mirare bene il tiro. A me sembra che molte volte ci troviamo davanti a giovani che avendo un fucile in mano, non si concentrano su un unico obiettivo ma sparano tanti pallini nel vuoto sperando che uno dei tanti becchi il bersaglio. Personalmente mi indirizzerei su alcuni obiettivi più urgenti. Il nostro è un Pese sostanzialmente corporativo, che non premia il merito ed è un Paese, paradossalmente, non libero! Coloro che hanno idee o vogliono realizzare i propri sogni o aspirazioni, vengono bloccati in partenza: lo sanno i ragazzi che vogliono intraprendere le libere professioni costretti ad adempiere a praticantati e tirocini lunghi e malpagati; lo sanno quei ragazzi che si presentano in banca con innovative idee e ai quali viene risposto di ritornare con garanzie stabili, come i genitori. Il primo passo da compiere è colpire tutti quei monopoli e corporazioni che limitano questa sana manifestazione di libertà».
 
E la politica in che modo potrebbe aprirsi al mondo giovanile?
 
«Occorre creare esperienze politiche nuove, dal basso, in quanto, le strutture partitiche odierne non permettono alcuna partecipazione giovane (tra l¿altro, uno dei moniti sollevati durante le settimane sociali di Reggio Calabria, è stato proprio la reale partecipazione attiva dei giovani nella politica, che premi la competenza piuttosto che
l’obbedienza al “padrino” di turno). La politica deve rilanciarsi soprattutto a livello locale: è qui che i giovani possono farsi promotori di nuove liste civiche aperte a nuove visioni. Oggi si tende a screditare molto il ruolo della politica affermando spesso che “non serve a nulla”.Tutto ciò non fa affatto bene: dove non c’è politica, c’è qualunquismo e c’è populismo! Va detto che non tutti hanno una vocazione politica, ma se da giovane
non ti metti in gioco nella scuola, nell’università, nelle associazioni, questo ribaltamento difficilmente accadrà. Insieme a questo speriamo che l’attuale legge elettorale cambi e si apra ad una maggiore democraticità di espressione.»
 
Monti durante la presentazione del suo programma di Governo ha ribadito che ci saranno sacrifici per tutti. Quali saranno le ripercussioni di questa crisi sul mondo giovanile?
 
«Detto in maniera brutale e sincera, i giovani la crisi la stanno già pagando! Certamente le prime vittime di questa crisi non sono stati i cinquantenni come me, ma i giovani con contratti tipici letteralmente mandati a casa! Il problema oggi è evitare che questo scotto che stanno pagando già duramente non sia ulteriormente appesantito. E’ bene che il Paese si decida a fare sacrifici soprattutto pensando alle nuove generazioni: ciò presuppone anche che una generazione come la mia, fortunata e tutelata, abbia il coraggio di sacrificarsi per sostenere il lavoro dei nostri ragazzi. Sacrifici orientati al sostegno del lavoro giovanile e non sacrifici solo per colmare un debito pubblico».
 
Crede che il neo-governo Monti potrà rispondere a queste esigenze?
 
«Non credo che per loro sarà una passeggiata; davanti a scelte difficili qualcuno certamente si lamenterà. Però queste scelte vanno fatte e, se questo governo mantiene, come ha iniziato, un marcato profilo di autorevolezza, credo che gli italiani saranno disponibili a rimboccarsi le maniche. Se la politica sarà credibile, anche il
paese sarà disposto a sacrificarsi. La sfida è grande ma a me sembra che le persone nominate possano dare una spinta importante al nostro Paese. Speriamo che questo anno che ci separa dalle elezioni segni davvero la svolta! Spero anche che i ministri – di destra o sinistra – che verranno nominati nel 2013 siano scelti, come ha fatto questo governo tecnico, per competenza e non per nomina dall’alto.»
 
di Ermanno Giuca su www.young4young.com