“Niente sarà più come prima”. È lo slogan più volte ripetuto durante questa crisi. A questa infatti si riferisce l’espressione, perché si pensa che sia così grave e profonda da sconvolgere radicalmente il mondo dell’economia e di conseguenza tutta la nostra vita. Abbiamo scelto questo slogan come tema per la prossima Settimana sociale, organizzata da alcune realtà della nostra Chiesa diocesana, perché vorremmo affrontare il tema della crisi puntando soprattutto ai possibili sbocchi futuri. Il sottotitolo esplicita questo significato: “Una crisi che sta cambiando il mondo”.
Come negli anni passati – siamo già alla decima edizione – l’iniziativa si articolerà in tre serate in tre luoghi diversi della diocesi e avrà questo sviluppo logico: nella prima serata esamineremo la crisi nelle sue cause e nella vastità delle sue dimensioni; nella seconda serata vedremo quali sono i motivi per cui si pensa che niente sarà come prima e quali vie migliori la crisi rende possibili; nell’ultima serata ascolteremo la parola di Dio per cogliere da essa qualche criterio di fondo che ci aiuti a compiere questo passaggio epocale. Il relatore della prima serata è Luigi Campiglio, docente di economia politica all’Università Cattolica di Milano, della seconda è Leonardo Becchetti, docente di economia politica all’Università Tor Vergata di Roma, della terza è il vescovo Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace.
La crisi
Riguardo alle cause della crisi tutti puntano il dito sul mondo finanziario che si era follemente lanciato su una via che prometteva favolosi guadagni semplicemente maneggiando titoli finanziari. In particolare si accusano alcune grandi banche nordamericane di aver concesso una quantità enorme di prestiti nel settore edilizio, creando una bolla che, una volta scoppiata, ha travolto alcuni grandi operatori finanziari e ha infestato tutto il mondo finanziario di titoli fittizi. Da qui tutta una serie di ricadute sull’economia reale, quasi una reazione a catena: gli istituti finanziari sono stati invasi dal terrore e hanno ristretto le transazioni tra loro, si è ridotto drasticamente il credito alle imprese che hanno rallentato tutta la macchina produttiva innestando un processo di recessione. Chi ne ha sofferto di più in questo generale collasso sono state le parti più deboli della società: i piccoli risparmiatori che spesso hanno visto sfumare i loro risparmi ingannati da falsi investimenti e soprattutto i lavoratori dipendenti che si sono trovati improvvisamente senza lavoro. È ancora in atto una dolorosa moria di aziende, anche nel nostro, un tempo prospero, territorio.
La speranza
Come sarà il futuro? È questo l’interrogativo cruciale. Noi vorremmo dare un contributo di speranza. La seconda serata l’abbiamo intitolata: “Gli anni della speranza”. Ma perché questa speranza sia fondata è necessario individuare che cosa deve cambiare per imboccare una strada del tutto nuova. C’è infatti chi è convinto che, nonostante lo slogan tanto ripetuto, prima o poi si uscirà dal tunnel per continuare la strada di prima. Invece la crisi ha veramente messo in evidenza che ci siamo messi in un vicolo cieco. La finanza, innanzi tutto, che è stata la causa scatenante la crisi, non potrà più essere il campo favoloso, affrancato da ogni regola, in cui si può raccogliere ingenti ricchezze senza sforzo. Ma non è l’unico eccesso che ha superato ogni limite. È tutto l’impianto economico e il regime di vita delle persone a non reggere più. C’è un dispendio di risorse, un inquinamento della vita, incominciando dall’ambiente, uno squilibrio tra i popoli della terra che rende insensato procedere come si è fatto finora. Sarà su questi punti che cercheremo di individuare qualcosa di nuovo.
E nel far questo siamo convinti che un aiuto forte ci potrà venire dalla nostra fede e da quanto essa ci dice riguardo al ruolo delle ricchezze e dei beni materiali nella nostra vita e ai limiti intrinseci delle nostre possibilità in questo mondo. Per questo ci metteremo anche in ascolto della Parola di Dio in questa nostra ricerca.
Credo che i temi di questa Settimana sociale meritano grande attenzione e uno sforzo di partecipazione da parte di tutte le nostre comunità.
don Gian Pietro Moret
(da L’Azione, n. 4 del 27/1/2013)