Le settimane sociali e la sfida educativa nell’ultimo fascicolo della Rivista Studium

13/10/2010 

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I saggi di Nicolò Lipari (Aldo Moro, professore di diritto), Mario Toso (Religione, dialogo, sviluppo sociale), Roberto Papini (Il «nuovo» insegnamento episcopale dopo la Octogesima adveniens), come quelli di Giuseppe Dalla Torre (Una costituzione vitale. Un contributo esemplare di cattolici al bene comune) e Ernesto Preziosi (I Corsi di aggiornamento dell’Università Cattolica e le Settimane sociali) raccolti nella sezione dedicata alla 46a Settimana Sociale dei cattolici italiani che si svolgerà a Reggio Calabria dal 14 al 17 ottobre prossimo sul tema «Cattolici nell’Italia di oggi. Un’agenda di speranza per il futuro», sono una riflessione sui temi chiave dell’odierno dibattito culturale, sociale e politico.
 
L’editoriale di Nicolò Lipari ripropone l’attualità della figura di Moro, facendo propria la necessità di una rinnovata sinergia tra il sistema politico e il mondo della cultura. Dall’insegnamento di Moro si deduce la centralità del ruolo dei cattolici nella molteplicità delle forze sociali e dei vari centri di interessi e di potere sfociati ormai o in una frammentazione corporativa o in una conflittualità esasperata. Le diverse analisi propongono la stessa soluzione: è urgente riscoprire e dare nuova linfa al rispetto della persona umana, riconoscere la destinazione universale dei beni e quindi la funzione sociale della proprietà, nutrire l’amore preferenziale per i poveri e diffondere la partecipazione sociopolitica attiva.
 
È la storia alla quale si dedicano Danilo Veneruso (Il superamento della frattura tra struttura e spirito nella storia contemporanea quale storia universale. Il contributo della cultura dell’Italia meridionale) e Gianfranco Maglio (La personalità della legge nel Medioevo. Aspetti e caratteri) ad indicare la strada: non è possibile parlare di strutture senza collegarsi allo spirito del patrimonio teologico di riferimento, che rimane quello cristiano. Il secolo che è ormai alle nostre spalle ha causato un enorme numero di morti perché ha prodotto una cultura che attraverso le sue strutture ha inteso sostituire le religioni spirituali con le religioni politiche.
 
Il XXI secolo ha dato un colpo fondamentale alle antiche concezioni e ai vecchi assetti, trasformando il diritto da strumento fondamentale di azione dello Stato in una sorta di diritto debole che non si identifica più con la legge e non si presenta come diritto nazionale, statale e territoriale. Di fronte al dilagare dei nuovi poteri che non si riconoscono soggetti all’autorità statale, si pone la necessità di restituire alla politica il primato che le spetta e contribuire al governo della società secondo il bene comune.
 
Occorre superare il senso di smarrimento e l’insicurezza che la cosiddetta “società liquida” ha ormai infuso nella società e, di riflesso, nella scuola, seguendo le analisi di Carla D’Agostino Ungaretti, Piersandro Vanzan S.J. (L’emergenza educativa sfida la scuola), Gian Enrico Manzoni (La meritocrazia nella scuola) e Nerina Rodinò (Laicità: ambiti di competenza e livelli di discorso). Lo scarto tra l’azione che si progetta e l’azione che si compie, che è possibile cogliere nelle riflessioni di Francesca Nodari su Piovani chiosatore di Pascal (Il Pascal di Piovani. Per una prima ricognizione), è espressione del bisogno di un ordine che «non chieda ai cieli i suoi sostegni, ma sappia fondarsi nella inviolabilità del cuore dell’uomo, inteso da una razionalità che sia tanto perfezionata da saperne comprendere le sottili ragioni». È quanto ci insegnano anche i testimoni Enrico Zuppi (Renato Bertacchini, Enrico Zuppi: lettere a Carla. Un epistolario amoroso nel segno della fede), Luciano Corradini (Educazione e testimonianza da un punto di vista cristiano) e Maria Luisa Trebiliani (Chiara Maraghini Garrone, Per il fatto di essere donne: ricordo di Maria Luisa Trebiliani).