¿Nell¿imminenza dell¿inizio di questa Settimana Sociale ci siamo radunati in tanti per una Veglia di preghiera; in questa stessa Basilica, nell¿imminenza della chiusura della stessa Settimana, ci ritroviamo immersi dentro l¿esperienza della preghiera. La preghiera all¿inizio e alla fine; é la preghiera, dentro ognuna delle tappe di questo storico appuntamento dei Cattolici italiani, che ha, per così dire, fasciato l¿intera Settimana¿. Così l¿Arcivescovo di Reggio Calabria-Bova Vittorio Luigi Mondello si è rivolto ai delegati provenienti da tutta Italia che hanno partecipato la mattina del 17 ottobre alla Santa Messa nella Basilica-Cattedrale. Monsignor Mondello ha preso spunto dai testi liturgici, i quali ricordano l¿assoluta necessità della preghiera. La parabola creata da Gesù per i suoi discepoli é sulla ¿necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai¿.
L¿Arcivescovo ha sottolineato come ¿tutto quello che lungo questi giorni é stato offerto, le forti riflessioni consegnate alla coscienza di tutti, le domande che attendono risposta, le proposte decisive che stanno per essere offerte all¿intero Paese, acquistano il loro senso e la loro efficacia dentro il grido e il silenzio che diventano preghiera, dentro quella suggestiva icona delle mani alzate dell¿eterno orante¿. Riprendendo l¿esortazione di San Paolo a Timoteo, Monsignor Mondello ha offerto qualche spunto di meditazione: ¿Ognuno dei Cattolici italiani di questa meravigliosa Settimana ad annunciare la Parola, insistere, ammonire, rimproverare, esortare¿. Cioè, testimoniare.
Approfondendo nel corso dell¿omelia le altre letture sacre della domenica, l¿Arcivescovo di Reggio Calabria-Bova ha richiamato proprio l¿importanza di pregare. E¿ stato incisivo, poi, il passaggio dell¿omelia che ha fatto riferimento alla parabola della vedova e del giudice disonesto, che, ha sottolineato Mondello ¿risale sicuramente a Gesù¿ ed ¿esprime anche il contesto di una chiesa – quella del tempo di Luca – che soffre l¿apparente assenza di Dio e con impazienza attende la consolazione della parusìa¿. Due personaggi della vita reale, un giudice e una vedova: la chiusura verso Dio e verso gli altri del primo; e l¿insistenza, tipica di chi ha bisogno, della seconda. ¿La mia speranza ¿ ha concluso Mondello – é che possiamo avere sempre presente l¿esperienza di questa donna, la vedova della parabola: non ha nulla da regalare. È povera come la speranza, senza difesa come l¿innocenza. Ma ha una forza che vince: la fede nella giustizia, al di là del giudice disonesto. Una vedova, che – paradossalmente – mi sembra possa diventare l¿icona di quella Calabria onesta e di quella Italia pulita, che si trovano spesso dinanzi alle ingiustizie e ai ritardi di un mondo di poteri senza limiti e forse senza volto. La forza del credente é in una fede forte e semplice come quella della vedova; una fede, che ti porta ad andare e ritornare; e poi ancora andare e ritornare dal Signore, perché ami anche il suo silenzio; e sai che, se parla, é per amore; e, se tace, é ancora per amore¿.