Si vive anche in piazza la Settimana Sociale. Nei quattro giorni di lavori piazza Castello, a Torino, ospita gli stand che presentano alla città e ai delegati diverse realtà legate alla Chiesa italiana: le attività e i prodotti di cooperative e associazioni legate al Progetto Policoro, l’impegno contro le mafie di Libera, la “battaglia” europea di “Uno di noi”, le iniziative del Forum delle associazioni familiari, solo per citarne alcuni. Poi ci sono stand dell’arcidiocesi di Torino, il Servizio promozione sostegno economico alla Chiesa cattolica e, al palazzo della Regione, i media cattolici (Avvenire, Tv2000, Radio InBlu, Agenzia Sir), l’Azione cattolica, la Gioc e le case editrici (Ave, Paoline, Città Nuova, Effatà, Elledici).
I milletrecento delegati, nelle pause tra una sessione e l’altra, passeggiano, chiedono informazioni, comprano libri e prodotti alimentari. Ma anche tanti torinesi passano dalla piazza e mostrano interesse per l’iniziativa.
“Torino è una città d’immigrazione e tanti, con origini meridionali, qua ritrovano sapori della loro terra”, spiega Maria Pia Adore, davanti a uno stand di cooperative del Progetto Policoro che vende prodotti calabresi: dalla ‘nduja alla composta di peperoncino, dai pomodori secchi alle nocciole.
“La gente è curiosa e interessata: sono in molti quelli che si fermano, dal quindicenne ai delegati. Chi si ferma, spesso, sa cosa è e cosa fa Libera”, dice Mirella Meinardi, del presidio Libera di Avigliana, in Val di Susa. “Oltre a comprare i prodotti – precisa – ci chiedono informazioni, anche sulla possibilità di fare esperienze di volontariato. Qualcuno si è pure tesserato”.
Rispondono invece alla sfida educativa in modo originale e ‘appetibile’ i ragazzi dell’associazione Cre-Activity, nata come gesto del Progetto Policoro nell’arcidiocesi di Lecce. Propongono un percorso gastro-culturale per affrontare argomenti cruciali come gli stili di vita, la disoccupazione, l’educazione e la politica. “Una volta al mese, per 5 volte, ci incontriamo in un comune diverso e in un locale diverso: i ragazzi, per lo più studenti delle scuole superiori, si ritrovano in un pub, in una pizzeria o in un ristorante per mangiare e per approfondire il tema della serata”, racconta Emanuele Perlangeli, animatore di comunità del Progetto Policoro. “Dopo la proiezione di un video, un esperto – continua – offre qualche spunto di riflessione. I ragazzi scrivono le loro domande, risposte e provocazioni su foglietti, in forma anonima, e così si crea un dibattito coinvolgente”.
In un altro stand una bici collegata a una valigetta contenente una piccola apparecchiatura consente di depurare l’acqua dai sali minerali e soprattutto dalle impurità. “Si tratta di un sistema semplicissimo che utilizziamo in Bangladesh e nell’India del nord dove le falde acquifere sono contaminate dall’arsenico” spiega Salvatore Merola che fa parte del gruppo Re.Te (Restituzione Tecnologica) promosso dal Sermig di Torino. Poco più in là, alcune casse di plastica riempite di sassi su cui fanno bella mostra, rigogliose, delle verdure. “Grazie ad una soluzione di sali minerali sciolta nell’acqua e ad alcuni strumenti – sottolinea – riusciamo a mantenere l’umidità e a rendere produttivi terreni non fertili. In alcuni villaggi ormai si riesce a produrre frutta e verdura in contenitori di plastica o in contenitori colmi di fibre di cocco”.
Viene infine da Imola Emilio Masi, che con depliant e t-shirt presenta “Officina immaginata”, associazione di promozione sociale nata da un gruppo di educatori nel gennaio 2013, anch’essa grazie a Policoro, con lo scopo di “animare il tempo estivo dei ragazzi delle superiori”. “I temi che proponiamo sono quelli dell’educazione al volontariato, alla legalità, alla cittadinanza, a ‘stili di vita sostenibili e solidali’”, spiega Masi, raccontando che i soci fondatori dell’associazione derivano da diverse esperienze ecclesiali. La loro prima esperienza insieme è stata nell’estate 2012, con “campi di servizio ed educazione alla cittadinanza per ragazzi tra i 14 e i 19 anni”, realizzati con il sostegno della diocesi. Dopo quest’esperienza, il passo successivo è stato dar vita all’associazione, “con lo scopo di diventare un’impresa sociale”. E, tra i prossimi impegni, dal 23 settembre “Officina immaginata” animerà un “oratorio cittadino per adolescenti” nella periferia del capoluogo romagnolo.