D'Agostino Francesco

20/10/2007 

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1. Alla capillare diffusione del termine bioetica (ancora oggi utilizzato per lo più come sinonimo di etica medica), non sembra corrispondere un¿altrettanto capillare diffusione del termine biopo-litica (se non all¿interno della comunità scientifica dei bioeticisti -tutto sommato ristretta). Chi lo utilizza, lo fa in generale per riferirsi alle ricadute normativo-ordinamentali delle questioni bioetiche: contesto, questo, al quale meglio si adatta forse il termine biodiritto (anch¿esso, peral-tro, di uso in genere limitato).
In questa prospettiva, la bioetica sarebbe il prius, la biopolitica (o il biodiritto) il posterius: si ritiene che una volta elaborate adeguate convergenze ideali (o ideo-logiche) su specifiche questioni, grazie ad approfonditi dibattiti bioetici (eventualmente deman-dati ad appositi Comitati) e all¿uso di opportune metodologie, si dovrebbe lasciare il posto alla loro traduzione biopolitica, secondo le normali dialettiche che della politica sono proprie: dibat-titi nella società civile, confronti parlamentari, redazione e eventuale approvazione di proposte legislative, ulteriori verifiche in merito alla loro costituzionalità, (eventuali) appelli referendari.
Da parte di molti si aggiunge (con ragionevolezza) che comunque in un¿epoca di vorticoso pro-gresso scientifico come la nostra, nessuna definizione biopolitica e biogiuridica di questioni bioetiche dovrebbe essere considerata acquisita se non per periodi brevi o addirittura brevissimi: la costante e periodica rimessa in discussione del biodiritto dovrebbe essere addirittura normati-vamente prevista (come ad es. avviene in Francia, oltre che in altri paesi).
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Relazione-DAgostino