Plotti S.E. Mons. Alessandro

19/10/2007 

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Eminenze, Eccellenze, Autorità, Signore e Signori.
Ho cercato, tra le tante carte dell¿Archivio del Servo di Dio Giuseppe Toniolo, qualcosa che si riferisce alla prima Settimana Sociale dei cattolici italiani tenuta cent¿anni fa.
La testimonianza più significativa mi è parsa la lettera che il Papa Pio X inviò il 3 ottobre 1907 al Prof. Toniolo, che diceva così:
¿Egregio Professore, le mie congratulazioni per il bel successo della Settimana Sociale, reso più significante dalle escandescenze della teppa: escandescenze che avrà certo tollerate in pace il buon Prof. Toniolo colla sua Signora, ripetendo il ¿ Beati qui perscutionem patiuntur propter justiziam ¿ e il Signore terrà conto anche di questo. Auguro a Lei, colla sua Signora e ai suoi figlioli tutte le benedizioni del Cielo e confermandomi suo obbligatissimo e affezionatissimo Pius P.P. X¿.
Pistoia, gentile e ospitale, fu turbata a metà di quella settimana da teppistiche manifestazioni anticlericali. Turbe provocatrici di gente prezzolata e di ragazzacci seguivano i settimanalismi con improperi e beffe. Fu preso di mira particolarmente il Toniolo e il lancio di alcune pietre sfiorò anche la Sig. Maria, consorte del professore.
Dandovi, questa mattina, il più cordiale benvenuto a Pisa, vorrei assicurarvi che all¿uscita da questo palazzo, non troverete certamente insulti e violenze, ma grande accoglienza e simpatia. Tutti i responsabili della vita cittadina si sono impegnati perché il Vostro soggiorno nella nostra città sia gradevole e significativo.
Pisa ha una secolare  tradizione di ospitalità e di signorilità nei confronti di tutti coloro che vengono qui per studiare alle nostre tre prestigiose Università, a visitare i nostri miracolosi monumenti e molto spesso a partecipare ai Congressi culturali e scientifici che si tengono anche in questo luogo.
Mi auguro che ciascuno di Voi, oltre all¿ascolto e allo studio delle tematiche della Settimana, trovi nella nostra comunità ecclesiale e civile ciò che più rende gioioso e allettante il soggiorno.
Il bene comune oggi. Senza entrare nel merito dei diversi temi che daranno concretizzazione e specificità al tema generale, perché non mi compete, vorrei dare però qui testimonianza di come questo problema del bene comune lo stiamo vivendo nel nostro territorio. Stiamo da tempo impegnandoci, in una leale e fattiva collaborazione tra Chiesa e Istituzioni civili e politiche, nella continua ricerca delle condizioni migliori per realizzare sempre di più un contesto di libertà e di giustizia, che si traduca in scelte condivise per una migliore qualità della vita comunitaria, soprattutto a favore dei più deboli.
Mi piace, qui oggi, dare testimonianza di come l¿Università degli studi di Pisa ¿La Sapienza, la Scuola Normale superiore, la Scuola superiore di studi e perfezionamento S. Anna, La Provincia, i Sindaci dei Comuni della nostra Arcidiocesi, le Istituzioni culturali, sanitarie, assistenziali, ricreative, sono i normali interlocutori della nostra Chiesa pisana,  che vuole essere sempre più fermento e ispirazione per la ricerca e la realizzazione di un bene che sia veramente comune, partecipato condiviso. E¿ un impegno faticoso, perché proveniamo da contesti culturali diversificati e a volte divergenti, siamo credenti e non credenti, ma crediamo nel dialogo sereno e costruttivo, in una sostanziale convergenza su certi valori essenziali, che mirano a fare della persona la vera fonte e l¿unico obiettivo del bene comune.
Ecco perché, tutti guardiamo alla Settimana Sociale che qui si celebra, come una occasione preziosa di crescita e di maggiore sensibilizzazione sociale.
Nessuno può negare che il contributo dei cattolici alla promozione del bene comune parte da molto lontano; da quel Vangelo dell¿Amore che ha fatto di Gesù Cristo l¿unico bene per l¿umanità e che deve diventare patrimonio comune di tutti gli uomini di buona volontà che si stanno impegnando e faticano per costruire una società di cittadini degni di questo nome e di questa vocazione.
Certo è importante per il mondo che esso riconosca la Chiesa quale realtà sociale della storia e suo fermento, ma è altrettanto importante che la Chiesa non ignori quanto abbia ricevuto e riceva dalla storia e dallo sviluppo umano.
La ¿Gaudium et Spes¿ ci ha ricordato molto efficacemente che: ¿allo scopo di accrescere questo scambio, oggi, soprattutto, che i cambiamenti sono così rapidi e tanto vari i modi di pensare, la Chiesa ho bisogno particolare dell¿aiuto di coloro che vivendo nel mondo, sono esperti nelle varie istituzioni e discipline, e ne capiscano la mentalità, si tratti di credenti o non credenti. E¿ dovere di tutto il Popolo di Dio, con l¿aiuto dello Spirito Santo, di ascoltare attentamente, capire e interpretare i vari modi di parlare del nostro tempo e di saperli giudicare alla luce della Parola di Dio, perché la Verità rivelata sia capita sempre più a fondo, dia meglio compresa e possa venire presentata in forma più adatta¿ (n. 44).
Si sente sempre più urgente ciò che il Card. Tettamanzi diceva nella sua prolusione al Convegno ecclesiale di Verona: ¿il disegno di Cristo circa la sua Chiesa domanda a tutti noi di rinnovare il nostro riconoscimento  cordiale e gioioso del posto e del compito comuni e specifici dei laici¿, affinché ¿ aggiungo io ¿ nel pluralismo culturale odierno, pur tenendo innegoziabili certi principi irrinunciabili, sappiamo con vero discernimento spirituale interpretare e leggere i segni dei tempi, per efficace e non contrapposta evangelizzazione della società contemporanea.
Questo, credo, ci attendiamo dalla  Settimana Sociale del Centenario: una iniezione di speranza, sulla scia del Documento che i Vescovi italiani hanno appena da poco consegnato alle nostre Chiese, dopo Verona.
Auguri vivissimi e cordiali a tutti. Il Signore ci doni la forza e il coraggio del suo Spirito.

Saluto-Mons-Plotti